Francesca Stella, Laurea in Design presso il Politecnico di Milano e Master in Interaction Design presso Domus Academy di Milano, è una creativa che lavora sia come grafica freelance per progetti di comunicazione sia come brand designer presso Giochi Preziosi S.p.A. dove segue importanti progetti di sviluppo prodotto per marchi famosi come “Hello Kitty”. Questo è il suo profilo Linkedin.
Ti piace andare in discoteca?
Mi piace andare a ballare, piuttosto che andare in discoteca.
Che luoghi frequenti per andare a ballare?
Il mio preferito è Ibiza, in particolare all’apertura e alla chiusura della stagione estiva perché vengono organizzate delle feste spettacolari. Le aperture sono a fine maggio o a inizio giugno e le chiusure sono a fine settembre. Io ci vado ogni anno, da sette anni. Ibiza è conosciuta a livello mondiale per le feste che vengono organizzate nelle varie discoteche in modo impeccabile, rappresentando un grande business per l’isola. Le aperture e le chiusure sono quasi delle maratone di musica in cui si susseguono dj di musica elettronica di fama mondiale, anche quindici o venti a serata.
Come sono fatte le discoteche che frequenti a Ibiza?
Ci sono le discoteche storiche, ovvero Pacha e Space: la prima, dal punto di vista architettonico, è forse la migliore. La struttura architettonica permette una flessibilità degli allestimenti che cambiano di volta in volta, creando scenografie spettacolari con ballerini, giochi di luce, trapezisti, video e musica live (percussionisti, cantanti). La consolle è fissa e invece cambiano le scenografie e i costumi, come in uno spettacolo teatrale.
Tra l’altro, Pacha è un punto di riferimento non solo dal punto di vista musicale ma è diventato anche un brand. Il marchio Pacha, il cui logo sono due ciliege rosse, ha diversi punti vendita monomarca sia ad Ibiza, in aeroporto e nel centro storico, sia nel resto del mondo. I prodotti sono alquanto costosi, proprio perché il merchandising è molto importante. Il brand include, oltre ai negozi monomarca, un ristorante, un hotel di lusso, un’agenzia di comunicazione e una label/casa di produzione musicale.
Con che priorità scegli le feste a cui partecipare?
Personalmente, vado alla ricerca dell’ambiente che è determinato da più fattori, comunque do la preferenza al dj e alla sua musica, che inevitabilmente attira un certo tipo di clientela. Quest’anno, per esempio, sono stata in un locale aperto da qualche anno, Ushuaia, all’interno di un hotel di lusso sul mare, che al centro ha una piscina. Non c’è una consolle ma un palco dove suona il dj. La gente si distribuisce attorno alla piscina e sotto il palco. Attorno alla piscina ci sono i bar oltre che le stanze dell’hotel.
Ushuaia, Ibiza: credit qui.
Che persone incontri di solito?
Si tratta di persone a cui piace la musica e la sua energia, divertirsi e ballare. Il bello è che, dal punto di vista dell’estrazione sociale, c’è di tutto. In effetti, però, spesso si incontrano persone abituate a viaggiare e comunque con una certa disponibilità economica, perché la permanenza a Ibiza è piuttosto costosa: il biglietto per una festa costa minimo 70 €, esclusa la consumazione che di solito ha un prezzo che si aggira sui 10-15€. La maggior parte della gente, tra l’altro, non si limita a bere.
Cosa si beve?
C’è un grande consumo di acqua in bottiglia, birra, cocktail e vodka: non si va in quei luoghi per assaporare un cocktail elaborato!
Come si veste chi frequenta queste feste? C’è ancora un rapporto tra immagine e luogo, un po’ come succedeva ne “La febbre del sabato sera”?
Non saprei, nel senso che si tratta di un’ aggregazione di persone diverse tra loro, ma unicamente accumunate dalla voglia di ballare. Per la mia esperienza, ho visto che in Italia ci si tiene di più al dress code, a Londra non è importante e a Berlino è chiaramente underground. Sicuramente posso dire che nei luoghi che frequento io non ho mai visto nessuno vestito con giacca e cravatta.
Tu lavori come designer: come potrebbe essere la tua discoteca ideale?
Dipende da dove è ubicata, se è al mare o in una metropoli. Le discoteche con più ambienti, sale, percorsi sono le più belle, secondo me. Spesso mi capita di vedere la gente ballare un po’ dappertutto, non solo nella classica pista: questo mi piace molto. C’è una discoteca a Londra, il Fabric, che si struttura in differenti livelli, creando diversi ambienti: le persone possono spaziare, senza restare in un posto e, di conseguenza, si cambia sala, musica, ambiente, incontri. Poi, è importante che ci siano più banconi bar, che quindi riducono le attese.
Varietà, molti bar, possibilità di pagare con carta di credito, sicurezza: è molto facile che in questi ambienti possa capitare una rissa. E poi l’impianto audio è fondamentale: più il suono è pulito, più il movimento si ingigantisce.
Hai visitato altre città per andare a ballare?
Sì, soprattutto Berlino. Sono stata al Berghain Panorama Bar che ha un ambiente underground, compreso il dress code. E’ su due piani, con vetrate, era un ex centrale elettrica di Berlino Est: è uno spazio davvero molto bello, così come la musica e l’ambiente.
Secondo te, quali sono le scene significative in Europa?
Prima era Londra, adesso è Berlino. Però vedo che si sta sviluppando una scena interessante anche nell’Est dell’ Europa, in Croazia e anche in Bulgaria, che ha anche un affaccio sul Mar Nero. Poiché Ibiza è piuttosto costosa e per una fascia d’età che va dai 30 anni in su, la zona più economica e che attira persone più giovani è indubbiamente l’Europa dell’Est.
Ti ricordi quale è stata la prima volta che hai partecipato a questo tipo di feste?
Marginalmente ho frequentato le discoteche commerciali, ma ho sempre preferito le discoteche con bravi dj. La prima volta che ho partecipato ad una festa così avevo 15 anni ed era fuori Milano. Siccome non potevo restare fuori casa fino a tardi, ho frequentato gli after hour: inziavano alle 6 del mattino e finivano alle 6 di sera, erano i primi in Italia. Erano feste itineranti, in posti sempre diversi. Però le persone erano più o meno sempre le stesse e si creava un senso di appartenenza ad un movimento. Non era l’affezione ad un locale ma l’atmosfera che si creava nelle feste ad unirci.
Come ti informavi, in un’epoca in cui internet era agli esordi?
C’erano volantini e passaparola.
Adesso come ti informi?
Oggi mi informo tramite internet: c’è un sito, www.residentadvisor.net, in cui sono segnalate le feste più interessanti, soprattutto in Europa. Poi, un altro evento importante in Europa è il Sonar di Barcellona, ma si tratta di un festival anche se le feste sono organizzate più o meno come quelle che frequento a Ibiza o a Berlino.
Secondo te la tipologia della discoteca sta scomparendo?
E’ anacronistico parlare di tipologia della discoteca, non c’è più. Ormai la discoteca varia a seconda del genere di musica che si balla: è uno spazio sempre di più multifunzionale e flessibile. Poi, secondo me i luoghi scatolari e chiusi hanno sempre meno appeal. Infatti, le discoteche che vanno per la maggiore si trovano in riva al fiume o al mare, oppure hanno superfici vetrate come il Berghain di Berlino.
Sicuramente oggi non c’è più la concezione di discoteca come luogo fisico e statico: non si dice più “vado in discoteca” ma “vado a ballare”. Secondo me, i locali che possono funzionare meglio sono quelli in cui si può ballare e hanno lo spazio per allestire feste. E’ importante il bar, la consolle dove c’è il dj e avere uno spazio per proiezioni o comunque per creare scenografie spettacolari. La discoteca commerciale e i luoghi che frequento io sono mondi completamente separati per genere musicale, atmosfera e, ovviamente, persone.